La filosofia dell’abitare

A vent’anni Le Corbusier ebbe l’intuizione di quello che doveva essere una casa: “Quel giorno compresi ciò che era un architettura fatta non per gli arredi, ma per la felicità dell’uomo”. 
In quel momento non stava visitando un’esposizione dell’habitat moderno, ma una certosa vicino Firenze. Non furono i mirabili palazzi di Piazza della Signoria, pieni di tesori, a convincere il giovane Le Corbusier del fatto che i loro abitanti vi sarebbero vissuti felici, ma fu quel chiostro concepito per uomini ritirati dal mondo e dediti alla vita ascetica a imporsi alla sua attenzione.

È già quanto basta per stabilire che, tra tutte le arti, l’architettura è la meno gratuita.

Si dovrebbe evitare di considerarla come se abbia un valore di per sé e possa essere esaminata indipendentemente da un ambiente, da un insieme di aspirazioni, dai costumi e dall’ideale di una società: la casa ha senso solo in funzione della vita che vi si vuole condurre.

Lizzo fabric editor
Chillida Collection, Nanimarquina

Tavolo inglese – restyle Alterazioni viniliche

Il wabi sabi trae dalla natura le sue tre lezioni fondamentali: nulla è perfetto – nulla è permanente – nulla è completo.
La bellezza è quindi intimamente intrecciata con l’imperfezione e la caducità delle cose.

                                             Gus Wüstemann

Living in Salento
San Giorgio – Mykonos
Modern Pastoral – Skane Farmhouse

Contrapponendosi alle concezioni occidentali, il wabi sabi intende la bellezza come un evento silenzioso e dinamico: essa può rivelarsi in modo inatteso, come uno stato alterato della coscienza che ci permette di scendere inaspettatamente a patti con ciò che fino a quel momento non consideravamo bello.
Lo si potrebbe definire un esercizio volontario di inversione percettiva. 

Arturo Montanelli – Masseria Storica “Le edicole”
Axel Vervoordt interior & Kazuo Shiraga painting
Тhe Greenwich Hotel, Axel Vervoordt – New York
EM – Alterazioni Viniliche

Gli oggetti wabi sabi sono spesso visti come “rustici e  primitivi“, perché così appaiono a un primo impatto: asimmetrici, rozzi, semplici, realizzati sempre con materiali naturali, con superfici ruvide e irregolari, e di colore non uniforme.


the poetry of material things
Paul Raeside. DesignRulz
designskool

Essendo un’arte del sentire, non è del tutto corretto parlare di “applicazioni pratiche” del wabi sabi. Tuttavia, a causa della nostra cultura perlopiù materiale, è necessario esprimere in modo tangibile i concetti che esso comunica. Un ottimo compromesso, allora, diventa quello di lasciare che il wabi sabi ispiri un minimalismo intuitivo, per nulla razionale, e un’estetica imperfetta e vissuta, tesa a ricreare un’atmosfera personale e intimista.

Axel Vervoordt – Penthouse the Greenwich Hotel
Designtripper in New Orleans

Nel design, ad esempio, attribuire valore all’imperfezione significherà produrre oggetti capaci di invecchiare ed essere riparati, oggetti intesi come entità vive e mutevoli le cui imperfezioni possano diventare elementi narrativi del loro vissuto, stimolando in tal modo un legame duraturo tra utente e prodotto.
Analogo discorso si potrà fare anche in altri campi della creatività, come l’architettura, l’arte, la poesia e la scrittura.

rustic bathroom in Bruxelles
reclaimed wood – kitchen
stone
kitchen in Mykonos
tiles & stone
Jessie James of Supply Paper Co.


Come spiega Leonard Koren: “La strategia principale di questa intelligenza è l’economia dei mezzi. Sbucciare fino all’essenza, ma senza togliere la poesia. Tenere le cose pulite e svincolate, ma senza renderle sterili […] Ciò significa anche mantenere le caratteristiche cospicue al minimo. Ma questo non vuol dire rimuovere il tessuto connettivo invisibile che lega in qualche modo gli elementi in un insieme significativo.”
Cipro – traditional kitchen
MLKBTTL: INTERIOR

Cinque o sei secoli prima della nostra era, nel tao te ching (Libro della via e della virtù), un contemporaneo di Confucio, Lao-tse, scriveva: “Ciò che è utile in un vaso non è quello che sta intorno, ma il vuoto; in una finestra non è il telaio, ma il vuoto”.

Mirror by Mathias Kiss
French by design

 Labeque & Axel Vervoordt Roma

Per essere completa, dunque, una camera non ha bisogno di essere ammobiliata. Se lo spazio vuoto verrà disposto in maniera tale da diventare spazio abitabile, la sua stessa vacuità conterrà più di tutte le stanze riempite di mobili.

lino
World of Interiors, May 2012
Kashgar tea house – Xinjiang

Sull’onda dello snobismo alcuni hanno pensato che avrebbero provocato il miracolo eliminando fino all’estremo tutti gli elementi di cui si può fare a meno, ma ciò che hanno ottenuto è soltanto vacuità.
Il fatto è che bisogna essere molto ricchi per potersi arricchire spogliandosi.
Qui ciò che conta è l’essenziale, e succede che colui che si avvicina ad esso si disfa dei parassiti della vita.



“Il vaso dà una forma al vuoto, la musica la dà al silenzio”. G.Braque